Se i fiori potessero esprimersi sceglierebbero la scrittura. E la scrittura è stato il mezzo privilegiato anche in passato. Sin dal Medioevo, per poi procedere nel Rinascimento, i fiori sono stati legati a dei significati specifici, relativi alla loro forma, ai loro colori o ad altre caratteristiche botaniche. Il ciclamino ad esempio, è sinonimo di diffidenza, per via del veleno contenuto nei bulbi. Ma, e’ nell’Ottocento che tutto questo occupa un’intero filone letterario specifico e molto seguito. Non si tratta solo di fare un regalo floreale azzeccato, ma proprio di dedicarsi a un’arte per l’arte, un’attività piacevole e poetica con alcuna utilità pratica se non quella di conferire del sentimento ai fiori più belli. Ma non solo. Nell’epoca vittoriana, il linguaggio floreale ha riscontrato l’interesse massimo, proprio perché lasciava esprimere gli amanti segretamente. Ma, quest’arte non è solo d’appannaggio europeo. In Giappone è presente ed è nota come Hanakotoba. Ancora oggi il linguaggio dei fiori è non solo valido, ma sempre più seguito. Un ritorno alla poetica è più che auspicabile.

Common_Lilac