DSC_0341Rose, lillà, camelie ma anche calle e viole. Sembra che i fiori e la letteratura abbiano sancito un patto, che ha dato vita ad un’unione ermetica e poetica. Il significato dei fiori, in letteratura è tanto delicato quanto misterioso. Il ciclamino ad esempio è diventato emblema di numerosi concetti. Spesso questi sono strettamente legati alla struttura botanica del fiore: nel caso del ciclamino infatti, c’è sia il richiamo alla fertilità per la forma tubolare dello stelo, sia alla diffidenza per il veleno in esso contenuto. O come nel caso della rosa, a seconda del colore può essere sinonimo di un sentimento piuttosto che di un altro, ma sempre influenzato dalle sue inconfondibili spine.

Ancora basti pensare al celebre romanzo di Alexandre Dumas, “La signora delle camelie”, nel quale il colore del bel fiore era anche un messaggio subliminale diretto agli amanti.

La scrittura si sa, non è un’arte che si lascia facilmente interpretare, non è per tutti e non vuole essere accessibile a tutti. Spesso viene adoperata per convincere qualcuno di qualcosa, ma a quel punto non ha più nulla da spartire con l’arte. La scrittura è piuttosto un’armonia, una sinfonia tra suoni labiali e immaginazione. Allo scrittore non interessa un pubblico incapace di comprenderne gli intenti. Non è come la pittura e non è come la fotografia, non vuole dire niente a nessuno. Se poi è fatta bene e ci riesce, non è affatto voluto. E’ arte per se stessa. Ed è senza dubbio forse la forma d’espressione che più si avvicina alle creature floreali, belle per se stesse e nient’altro. Se poi si è in grado di apprezzarne il valore è solo per una questione di sensibilità, di bisogno di poesia e di bellezza, sempre più rare al mondo.

 

 

 

*foto di Mirella Caldarone